La mia passione per l’esplorazione di luoghi dimenticati mi porta a conoscere angoli di città, paesi, monumenti ed edifici, che non solo sono sconosciuti ai più, ma che “vivono” lasciati nell’oblio e nella decadenza, pur trattandosi spesso di siti di interesse culturale e storico, che meriterebbero grande, grandissima attenzione, come questo incredibile centro sportivo mai nato.
Da ville neoclassiche a luna park anni ’80, da vecchi cinema a castelli gotici fino a complessi sportivi. Ogni tipologia di location, ai miei occhi racconta una storia. Visitare un luogo dimenticato nutre la mia fantasia e la mia curiosità, ogni volta mi pone di fronte a una storia che vale la pena riscoprire e conoscere, se non altro perchè racconta un pezzetto del tessuto locale in cui si trova, ma anche per l’interesse culturale, storico o architettonico che porta con sè. L'”Urbex” (che in italiano è esplorazione urbana) rappresenta per me un lungo viaggio fisico ed emotivo.
Tra queste pagine non ti racconto spesso di questi miei viaggi, perchè sento di correre il rischio di andare “fuori tema”, eppure per me urbex è viaggio a tutto tondo. Quando sono in una nuova città in Italia o un’altra nazione, cerco sempre di avvicinarmi e visitare un luogo abbandonato che racconti qualcosa in più, il lato B di quel contesto.
In questo “capitolo” il viaggio non mi porta fisicamente lontana, rimango a Roma, la mia città, dove tempo fa ho visitato una location tanto interessante, quanto discussa. Sia chiaro, interessante non tanto dal punto di vista storico-culturale, quanto architettonico. Si tratta di un luogo iconico, almeno per chi conosce e “bazzica” la periferia sud di Roma, che desta dal 2009 grande attenzione, e anche tante polemiche: si tratta di un centro sportivo futuristico che purtroppo non è mai venuto alla luce, ma anzi giace morente nel deserto urbano di una spianata stretta tra il raccordo anulare e i castelli romani.
Visitare questo tipo di luogo, non suscita in me particolare malinconia, come nel caso di luoghi o opere con una storia vissuta, ma scatena in me una risposta più assimilabile alla rabbia e alla tristezza, oltre che allo stupore nell’ammirarne le sinuose linee architettoniche, nell’osservarene un’opera mastodontica e potenzialmente utile alla comunità, lasciata però a sè stessa, quasi in putrefazione.
Il mio racconto fotografico racconta la bellezza e l’opportunità sprecata dalla mia città, di una Roma che forse voleva strafare, e si è ritrovata, invece, a sprecare un’occasione. Nelle mie foto trovi ciò che rimane dell’avveniristico complesso sportivo incompiuto, progettato dall’archistar Santiago Calatrava per i Mondiali di Nuoto del 2009.
Tutte le foto nel mio album su Flickr
Gli spazi vuoti, gli orizzonti vuoti, le pianure vuote, tutto quello che è spoglio mi ha sempre profondamente impressionato [Joan Mirò]
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Non conoscevo questo posto, non essendo di Roma, ma il tuo articolo e le tue foto mi lasciano le stesse sensazioni tue: rabbia e tristezza. Se penso a tutte le opportunità sprecate dalla nostra bella Italia mi prende proprio male!
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ciao Agnese, non è propriamente turistico in effetti, magari lo sarebbe diventato se lo avessero completato. A te Agnese è mai capitato di esplorare siti abbandonati? Ti potrebbe attrarre? 🙂 Un caro saluto, Paola
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È un peccato, la struttura sembra davvero interessante! A me affascina esplorare siti abbandonati, anche se non so bene perché! Visto che di solito mi lasciano addosso sempre un po’ di tristezza e malinconia.
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